3 resultados para Irigaray, Luce

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In this practice-led research project I work to show how a re-reading and a particular form of listening to the sound-riddled nature of Gertrude Stein's work, Two: Gertrude Stein and her Brother, presents us with a contemporary theory of sound in language. This theory, though in its infancy, is a particular enjambment of sounded language that presents itself as an event, engaged with meaning, with its own inherent voice. It displays a propensity through engagement with the 'other' to erupt into love. In this thesis these qualities are reverberated further through the work of Seth Kim-Cohen's notion of the non-cochlear, Simon Jarvis's notion of musical thinking, Jean-Jacques Lecercle's notion of délire or nonsense, Luce Irigaray's notion of jouissant love and the Bracha Ettinger's notion of the generative matrixial border space. This reading then is simultaneously paired with my own work of scoring and creating a digital opera from Stein's work, thereby testing and performing Stein's theory. In this I show how a re-reading and relistening to Stein's work can be significant to feminist ethical language frames, contemporary philosophy, sonic art theory and digital language frames. Further significance of this study is that when the reverberation of Stein's engagements with language through sound can be listened to, a pattern emerges, one that encouragingly problematizes subjectivity and interweaves genres/methods and means, creating a new frame for sound in language, one with its own voice that I call soundage.

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Paesaggio ed infrastrutture viarie sono un binomio molto forte: il primo ha insito il concetto di accessibilità, in quanto non può esistere senza la presenza di un osservatore; la strada, invece, trova i fattori che la connotano nel suo rapporto con la morfologia su cui insiste. Le infrastrutture viarie sono elemento strutturale e strutturante non solo di un territorio, ma anche di un paesaggio. Le attuali esigenze di mobilità portano oggi a ripensare ed adeguare molte infrastrutture viarie: laddove è possibile si potenziano le strutture esistenti, in diversi casi si ricorre a nuovi tracciati o a varianti di percorso. Porsi il problema di conservare itinerari testimoni della cultura materiale ed economica di una società implica considerazioni articolate, che travalicano i limiti del sedime: una via è un organismo più complesso della semplice linea di trasporto in quanto implica tutta una serie di manufatti a supporto della mobilità e soprattutto il corridoio infrastrutturale che genera e caratterizza, ovvero una porzione variabile di territorio definita sia dal tracciato che dalla morfologia del contesto. L’evoluzione dei modelli produttivi ed economici, che oggi porta quote sempre maggiori di popolazione a passare un tempo sempre minore all’interno del proprio alloggio, rende la riflessione sulle infrastrutture viarie dismesse o declassate occasione per la progettazione di spazi per l’abitare collettivo inseriti in contesti paesaggistici, tanto urbani che rurali, tramite reti di percorsi pensate per assorbire tagli di mobilità specifici e peculiari. Partendo da queste riflessioni la Tesi si articola in: Individuazioni del contesto teorico e pratico: Lo studio mette in evidenza come la questione delle infrastrutture viarie e del loro rapporto con il paesaggio implichi riflessioni incrociate a diversi livelli e tramite diverse discipline. La definizione dello spazio fisico della strada passa infatti per la costruzione di un itinerario, un viaggio che si appoggia tanto ad elementi fisici quanto simbolici. La via è un organismo complesso che travalica il proprio sedime per coinvolgere una porzione ampia di territorio, un corridoio variabile ed articolato in funzione del paesaggio attraversato. Lo studio propone diverse chiavi di lettura, mettendo in luce le possibili declinazioni del tema, in funzione del taglio modale, del rapporto con il contesto, del regime giuridico, delle implicazioni urbanistiche e sociali. La mobilità dolce viene individuata quale possibile modalità di riuso, tutela e recupero, del patrimonio diffuso costituito dalle diversi reti di viabilità. Antologia di casi studio: Il corpo principale dello studio si basa sulla raccolta, analisi e studio dello stato dell’arte nel settore; gli esempi raccolti sono presentati in due sezioni: la prima dedicata alle esperienze più significative ed articolate, che affrontano il recupero delle infrastrutture viarie a più livelli ed in modo avanzato non concentrandosi solo sulla conversione del sedime, ma proponendo un progetto che coinvolga tutto il corridoio attraversato dall’infrastruttura; la seconda parte illustra la pratica corrente nelle diverse realtà nazionali, ponendo in evidenza similitudini e differenze tra i vari approcci.

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The Time magazine ‘Person of theYear’ award is a venerable institution. Established by Time’s founder Henry Luce in 1927 as ‘Man of the Year’, it is an annual award given to ‘a person, couple, group, idea, place, or machine that ‘for better or for worse ... has done the most to influence the events of the year’ (Time 2002, p. 1). In 2010, the award was given to Mark Zuckerberg, the founder and CEO of the social networking site Facebook.There was, however, a strong campaign for the ‘People’s Choice’ award to be given to Julian Assange, the founder and editor-in-chief of Wikileaks, the online whistleblowing site. Earlier in the year Wikileaks had released more than 250 000 US government diplomatic cables through the internet, and the subsequent controver- sies around the actions of Wikileaks and Assange came to be known worldwide as ‘Cablegate’. The focus of this chapter is not on the implications of ‘Cablegate’ for international diplomacy, which continue to have great significance, but rather upon what the emergence of Wikileaks has meant for journalism, and whether it provides insights into the future of journalism. Both Facebook and Wikileaks, as well as social media platforms such as Twitter and YouTube, and independent media practices such as blogging, citizen journalism and crowdsourcing, are manifestations of the rise of social media, or what has also been termed web 2.0.The term ‘web 2.0’ was coined by Tim O’Reilly, and captures the rise of online social media platforms and services, that better realise the collaborative potential of digitally networked media. They do this by moving from the relatively static, top-down notions of interactivity that informed early internet development, towards more open and evolutionary models that better harness collective intelligence by enabling users to become the creators and collaborators in the development of online media content (Musser and O’Reilly 2007; Bruns 2008).