857 resultados para Camellia sinensis


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Periodontal disease is the result of the interrelationship between microbiotic aggression and the host’s organic defence. Amongst the microorganisms involved in periodontopathies, Fusobacterium nucleatum is conspicuous by establishing a link between the initial and final colonizers, besides producing toxic compounds and adhering to the host’s cells. Control of bacterial biofilm can be achieved by use of chemical agents, many of which extracted from plants. Thus the object of this study was to evaluate the inhibitory activity in vitro of some teas, generally taken in a normal diet, on Fusobacterium nucleatum and your adherence to host’s cells. Minimum inhibitory and bactericidal concentrations were established and haemagglutinative test in microplaques was effected. It was ascertained that all plant extracts have inhibitory activity and that infusions of Camellia sinensis (black tea and green tea), Mentha piperita (mint) and Pimpinella anixem (aniseed) added to the bacteria/erythrocyte compound reduced significantly the adherence of microorganisms.

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The aim of this study was to evaluate the gamma radiation effects on odor volatiles in oolong tea at doses of 0, 5, 10, 15 and 20 kGy. The volatile organic compounds were extracted by hydrodistillation and analyzed by GC/MS. The irradiation has a large influence on oolong tea odor profile, once it was identified 40% of new compounds after this process, the 5 kGy and 20 kGy were the doses that degraded more volatiles found naturally in this kind of tea and the dose of 10 kGy was the dose that formed more new compounds. Statistical difference was found between the 5 kGy and 15 kGy volatile profiles, however the sensorial analysis showed that the irradiation at dose up 20 kGy did not interfere on consumer perception. (C) 2011 Elsevier Ltd. All rights reserved.

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Dietary supplements (DS) are easily available and increasingly used, and adverse hepatic reactions have been reported following their intake. To critically review the literature on liver injury because of DSs, delineating patterns and mechanisms of injury and to increase the awareness towards this cause of acute and chronic liver damage. Studies and case reports on liver injury specifically because of DSs published between 1990 and 2010 were searched in the PubMed and EMBASE data bases using the terms 'dietary/nutritional supplements', 'adverse hepatic reactions', 'liver injury'; 'hepatitis', 'liver failure', 'vitamin A' and 'retinoids', and reviewed for yet unidentified publications. Significant liver injury was reported after intake of Herbalife and Hydroxycut products, tea extracts from Camellia sinensis, products containing usnic acid and high contents of vitamin A, anabolic steroids and others. No uniform pattern of hepatotoxicity has been identified and severity may range from asymptomatic elevations of serum liver enzymes to hepatic failure and death. Exact estimates on how frequent adverse hepatic reactions occur as a result of DSs cannot be provided. Liver injury from DSs mimicking other liver diseases is increasingly recognized. Measures to reduce risk include tighter regulation of their production and distribution and increased awareness of users and professionals of the potential risks.

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Nel sesso maschile il carcinoma della prostata (CaP) è la neoplasia più frequente ed è tra le prime cause di morte per tumore. Ad oggi, sono disponibili diverse strategie terapeutiche per il trattamento del CaP, ma, come comprovato dall’ancora alta mortalità, spesso queste sono inefficaci, a causa soprattutto dello sviluppo di fenomeni di resistenza da parte delle cellule tumorali. La ricerca si sta quindi focalizzando sulla caratterizzazione di tali meccanismi di resistenza e, allo stesso tempo, sull’individuazione di combinazioni terapeutiche che siano più efficaci e capaci di superare queste resistenze. Le cellule tumorali sono fortemente dipendenti dai meccanismi connessi con l’omeostasi proteica (proteostasi), in quanto sono sottoposte a numerosi stress ambientali (ipossia, carenza di nutrienti, esposizione a chemioterapici, ecc.) e ad un’aumentata attività trascrizionale, entrambi fattori che causano un accumulo intracellulare di proteine anomale e/o mal ripiegate, le quali possono risultare dannose per la cellula e vanno quindi riparate o eliminate efficientemente. La cellula ha sviluppato diversi sistemi di controllo di qualità delle proteine, tra cui gli chaperon molecolari, il sistema di degradazione associato al reticolo endoplasmatico (ERAD), il sistema di risposta alle proteine non ripiegate (UPR) e i sistemi di degradazione come il proteasoma e l’autofagia. Uno dei possibili bersagli in cellule tumorali secretorie, come quelle del CaP, è rappresentato dal reticolo endoplasmatico (RE), organello intracellulare deputato alla sintesi, al ripiegamento e alle modificazioni post-traduzionali delle proteine di membrana e secrete. Alterazioni della protestasi a livello del RE inducono l’UPR, che svolge una duplice funzione nella cellula: primariamente funge da meccanismo omeostatico e di sopravvivenza, ma, quando l’omeostasi non è più ripristinabile e lo stimolo di attivazione dell’UPR cronicizza, può attivare vie di segnalazione che conducono alla morte cellulare programmata. La bivalenza, tipica dell’UPR, lo rende un bersaglio particolarmente interessante per promuovere la morte delle cellule tumorali: si può, infatti, sfruttare da una parte l’inibizione di componenti dell’UPR per abrogare i meccanismi adattativi e di sopravvivenza e dall’altra si può favorire il sovraccarico dell’UPR con conseguente induzione della via pro-apoptotica. Le catechine del tè verde sono composti polifenolici estratti dalle foglie di Camellia sinesis che possiedono comprovati effetti antitumorali: inibiscono la proliferazione, inducono la morte di cellule neoplastiche e riducono l’angiogenesi, l’invasione e la metastatizzazione di diversi tipi tumorali, tra cui il CaP. Diversi studi hanno osservato come il RE sia uno dei bersagli molecolari delle catechine del tè verde. In particolare, recenti studi del nostro gruppo di ricerca hanno messo in evidenza come il Polyphenon E (estratto standardizzato di catechine del tè verde) sia in grado, in modelli animali di CaP, di causare un’alterazione strutturale del RE e del Golgi, un deficit del processamento delle proteine secretorie e la conseguente induzione di uno stato di stress del RE, il quale causa a sua volta l’attivazione delle vie di segnalazione dell’UPR. Nel presente studio su due diverse linee cellulari di CaP (LNCaP e DU145) e in un nostro precedente studio su altre due linee cellulari (PNT1a e PC3) è stato confermato che il Polyphenon E è capace di indurre lo stress del RE e di determinare l’attivazione delle vie di segnalazione dell’UPR, le quali possono fungere da meccanismo di sopravvivenza, ma anche contribuire a favorire la morte cellulare indotta dalle catechine del tè verde (come nel caso delle PC3). Considerati questi effetti delle catechine del tè verde in qualità di induttori dell’UPR, abbiamo ipotizzato che la combinazione di questi polifenoli bioattivi e degli inibitori del proteasoma, anch’essi noti attivatori dell’UPR, potesse comportare un aggravamento dell’UPR stesso tale da innescare meccanismi molecolari di morte cellulare programmata. Abbiamo quindi studiato l’effetto di tale combinazione in cellule PC3 trattate con epigallocatechina-3-gallato (EGCG, la principale tra le catechine del tè verde) e due diversi inibitori del proteasoma, il bortezomib (BZM) e l’MG132. I risultati hanno dimostrato, diversamente da quanto ipotizzato, che l’EGCG quando associato agli inibitori del proteasoma non produce effetti sinergici, ma che anzi, quando viene addizionato al BZM, causa una risposta simil-antagonistica: si osserva infatti una riduzione della citotossicità e dell’effetto inibitorio sul proteasoma (accumulo di proteine poliubiquitinate) indotti dal BZM, inoltre anche l’induzione dell’UPR (aumento di GRP78, p-eIF2α, CHOP) risulta ridotta nelle cellule trattate con la combinazione di EGCG e BZM rispetto alle cellule trattate col solo BZM. Gli stessi effetti non si osservano invece nelle cellule PC3 trattate con l’EGCG in associazione con l’MG132, dove non si registra alcuna variazione dei parametri di vitalità cellulare e dei marcatori di inibizione del proteasoma e di UPR (rispetto a quelli osservati nel singolo trattamento con MG132). Essendo l’autofagia un meccanismo compensativo che si attiva in seguito all’inibizione del proteasoma o allo stress del RE, abbiamo valutato che ruolo potesse avere tale meccanismo nella risposta simil-antagonistica osservata in seguito al co-trattamento con EGCG e BZM. I nostri risultati hanno evidenziato, in cellule trattate con BZM, l’attivazione di un flusso autofagico che si intensifica quando viene addizionato l’EGCG. Tramite l’inibizione dell’autofagia mediante co-somministrazione di clorochina, è stato possibile stabilire che l’autofagia indotta dall’EGCG favorisce la sopravvivenza delle cellule sottoposte al trattamento combinato tramite la riduzione dell’UPR. Queste evidenze ci portano a concludere che per il trattamento del CaP è sconsigliabile associare le catechine del tè verde con il BZM e che in futuri studi di combinazione di questi polifenoli con composti antitumorali sarà importante valutare il ruolo dell’autofagia come possibile meccanismo di resistenza.

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BACKGROUND Gastrointestinal and respiratory diseases in calves and piglets lead to significant economic losses in livestock husbandry. A high morbidity has been reported for diarrhea (calves ≤ 35 %; piglets ≤ 50 %) and for respiratory diseases (calves ≤ 80 %; piglets ≤ 40 %). Despite a highly diverse etiology and pathophysiology of these diseases, treatment with antimicrobials is often the first-line therapy. Multi-antimicrobial resistance in pathogens results in international accordance to strengthen the research in novel treatment options. Medicinal plants bear a potential as alternative or additional treatment. Based on the versatile effects of their plant specific multi-component-compositions, medicinal plants can potentially act as 'multi-target drugs'. Regarding the plurality of medicinal plants, the aim of this systematic review was to identify potential medicinal plant species for prevention and treatment of gastrointestinal and respiratory diseases and for modulation of the immune system and inflammation in calves and piglets. RESULTS Based on nine initial sources including standard textbooks and European ethnoveterinary studies, a total of 223 medicinal plant species related to the treatment of gastrointestinal and respiratory diseases was identified. A defined search strategy was established using the PRISMA statement to evaluate 30 medicinal plant species starting from 20'000 peer-reviewed articles published in the last 20 years (1994-2014). This strategy led to 418 references (257 in vitro, 84 in vivo and 77 clinical trials, thereof 48 clinical trials in veterinary medicine) to evaluate effects of medicinal plants and their efficacy in detail. The findings indicate that the most promising candidates for gastrointestinal diseases are Allium sativum L., Mentha x piperita L. and Salvia officinalis L.; for diseases of the respiratory tract Echinacea purpurea (L.) MOENCH, Thymus vulgaris L. and Althea officinalis L. were found most promising, and Echinacea purpurea (L.) MOENCH, Camellia sinensis (L.) KUNTZE, Glycyrrhiza glabra L. and Origanum vulgare L. were identified as best candidates for modulation of the immune system and inflammation. CONCLUSIONS Several medicinal plants bear a potential for novel treatment strategies for young livestock. There is a need for further research focused on gastrointestinal and respiratory diseases in calves and piglets, and the findings of this review provide a basis on plant selection for future studies.

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Caffeine, total amino acids, water extract and moisture content are considered to be quality indicators for leaf teas and teabags. These analyses were examined in 20 leaf teas and 36 teabags sampled from Australian supermarkets. About 70% of the analysed samples showed a moisture content higher than Vie maximum accepted level, 6.5%, for tea storage and marketing by the tea industries and traders. Water appropriate extract of 15 samples out of 36 teabags was lower than that of the teas without teabags, which indicates that the quality of the paper used for teabags needs to be evaluated. Moreover, one of the black leaf tea samples was found to have a water extract below the lower limit of international standards. Four green and black teas of the same brand, claimed to contain less than 3% caffeine, were found to have 3-4%, the same as the other samples analysed in this study. The mean total contents of amino acids were 2.50% and 1.76% in black leaf teas and the teabags, respectively, whereas they were 3.44% and 2.28% in green leaf teas and the teabags, respectively. Furthermore, the weights of 28 teabags out of 36 samples were found to lie outside of the proposed +/- 2% variation accepted by the tea industries and traders, and 4 samples showed even larger variation, 10% being out of the proposed weights. This investigation also showed that the solubility of caffeine and water extract was affected by the permeability of teabags, whereas total amino acids were very variable. These results suggest that an efficient and practical quality control system for both imported and Australian-made teas in the Australian supermarkets should be developed, implemented and enforced. Chemical analysis should be a part of the system for establishing an objective assessment for the quality control. (c) 2004 Elsevier Ltd. All rights reserved.

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O chá é a bebida mais consumida no mundo depois da água, no entanto, é no continente Asiático que é mais consumido. Existem vários tipos diferentes de chá “descendentes” da planta Camellia sinensis. É uma bebida multifacetada e benéfica para o próprio consumidor, devido às suas propriedades organoléticas e propriedades benéficas para a saúde (presença de antioxidantes). Hoje em dia existe uma crescente procura por produtos inovadores, de elevada qualidade nutricional, nomeadamente produtos alimentares com propriedades diuréticas ou dietéticas. Por outro lado, os organismos marinhos têm-se revelado como fonte de compostos bioativos com elevado potencial. Nomeadamente as algas que têm demonstrado produzir moléculas, pelo seu metabolismo secundário, com aplicação alimentar, farmacológica, entre outras. Desta forma, o principal objetivo do trabalho foi avaliar a capacidade da alga Fucus Spiralis, uma alga edível com elevado poder antioxidante, na transferência de antioxidantes durante a preparação de uma tisana, para o desenvolvimento de uma bebida inovadora “chá de alga”. Por outro lado, este trabalho teve também como objetivo fazer uma nova tisana “variante” do chá verde alga Fucus Spiralis. De modo a estudar o melhor processo para a secagem da alga, esta foi seca através de três métodos: liofilização, em estufa e no secador Tray-drier. Para os três métodos foram avaliados vários parâmetros químicos, como a quantificação de polifenóis totais, cor, aW e teor de humidade. As análises foram realizadas logo após a secagem. Ao longo do tempo (60 dias), foi também medido a quantificação de polifenóis com a alga embalada a vácuo e sem estar embalada a vácuo. Finalmente, adicionando a alga, o chá verde e aditivos alimentares, procederam-se a três diferentes processos de conservação: esterilização, pasteurização e filtração (filtro 0,22μm). Após estes tratamentos foi realizado um estudo microbiológico, a variação de cor e a quantificação de polifenóis totais ao longo de 30 dias. O menor valor obtido de aW foi observado para a alga liofilizada. Por outro lado os menores valores de humidade foram obtidos pela secagem por liofilização e pela utilização da estufa ventilada. A realização da tisana de Fucus spiralis revelou a libertação de antioxidantes em todos os processos de secagem e para todas as concentrações testadas (0,1g; 0,5g e 1g/300mL). No entanto, a libertação de polifenóis revelou-se apenas dependente do processo de secagem para a concentração de 0,5 g/300 mL, onde a quantificação total de polifenóis foi superior para o processo de liofilização (0,246 ± 0,049 mg equivalentes de ácido gálico/mL). Este valor não apresentou diferenças estatisticamente significativas com os polifenóis quantificados para a concentração de 1g/300mL. O armazenamento da alga Fucus spiralis ao longo de 60 dias em vácuo ou na ausência de vácuo não provocaram alterações na quantificação total de polifenóis e foi independente do processo de secagem. Durante os 60 dias ocorreu uma diminuição dependente do tempo dos polifenóis libertados para a tisana de alga. Esta diminuição foi particularmente acentuada até aos 15 dias. A formulação de uma tisana com 0,5g da alga Fucus spiralis e 0,5g de chá verde revelou-se, tendencialmente, com maior concentração de polifenóis de que uma tisana com 1 g de chá verde ou 1 g. Para a tisana com 0,5g da alga Fucus spiralis e 0,5g de chá verde o processo de esterilização e pasteurização não impediram o crescimento de microrganismo ao final de 30 dias de armazenamento da tisana. Contrariamente, o processo de filtração garantiu ausência de carga bacteriana durante os 30 dias de armazenamento. Por outro lado os níveis de polifenóis diminuíram ligeiramente ao longo do tempo de armazenamento, mas de um modo independente do processo de conservação. Desta forma, as tisanas de alga (Fucus spiralis) e chá verde desenvolvidas no presente trabalho, quando liofilizadas e filtradas, apresentaram um elevado potencial antioxidante, apresentando-se como um produto inovador para a indústria alimentar.

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Se realizó un experimento con nueve vacas lecheras raza Brahman Pardo Suizo en diferentes períodos de lactancia superior a los tres meses, diferentes números de partos, con una producción promedio de 2.35 litros/vaca/día y un peso vivo promedio de 350 kg. La duración del experimento fue de 45 días (15 días por periodo) con el objetivo de evaluar el efecto de incluir los granos de leguminosas canavalia, terciopelo y caupi sobre la producción de leche y estimar la utilidad económica. Las vacas se establecieron en un solo bloque donde los tres tratamientos se asignaron al azar mediante el modelo esta dístico (Swich back). No se encontró diferencias significativas (P < 0.05) para los tres tratamientos que estaban constituidas por TA (20.13 % de terciopelo v 79.87% por otros ingredientes), el TB (23.66% de canavalia y 76.34 % otros ingredientes) y el TC (25.35 de Caupi y 74.7% otros ingredientes lográndose establecer tres raciones isoprotéicas e isoenergéticas. Los promedios de producción de leche obtenidos fueron de 4.11, 3.29 y 3.5 Kg para el TA. TB y TC respectivamente. El análisis económico evidencia que las mejores utilidades se obtuvieron con el TA con C$290.04 y C$ 320.08. Se concluye que se puede suministrar los granos de leguminosas como ingrediente en la suplementación concentrada a vacas lecheras como una alternativa de alimentación en los meses de verano.

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Se llevó a cabo un estudio durante el período lluvioso del año 2005, ‘Rancho Agropecológico’ “EBENEZER” Comarca ‘Hoja Chigüe’ Niquinohomo, Masaya, Nicaragua. El objetivo fue determinar la producción de materia seca y composición química de la biomasa a diferentes frecuencias de corte en Avispa (Hibiscus rosa - sinensis) . Se utilizó un diseño de bloques completos al azar (BCA) con tres repeticiones. Las frecuencias de corte fueron; 30, 45 y 60 días de rebrote. Las variables de estudio fueron longitud de rebrotes (cm), rendimiento de materia seca (kg de MS/ha/corte), porcentajes de materia seca, proteína cruda, fibra cruda, calcio y fósforo. Se realizaron análisis de varianza (ANDEVA) y separaciones de medias, usando Duncan (P<0.05). Las variables codificadas en porcentajes se transformaron, según, dos veces por el arco seno de la raíz cuadrada de la proporción, con el fin de ajustar los datos porcentuales a una distribución normal, Los resultados indican diferencias significativ as entre tratamientos para las variables; longitud de rebrote ( 29.90 y 1 3 .57 cm para frecuencias de 60 y 30 días); rendimiento de materia seca (1, 279.2 y 346.0 kg/ha/corte, para las mismas frecuencias). Se encontraron diferencias significativas para la materia seca (2 6.03, 15.15% para 60 y 30 días), proteína cruda (18.62 y, 23.16% para las mismas frecuencias), y fibra cruda (20.16 VS 15.67 % para 60 y 30 días). En cuanto a minerales, se encontró diferencias estadísticas para el fósforo no así, para el caso del calcio. El estudio permitió demostrar diferencias marcadas en la producción y composición química del forraje de Avispa (Hibiscus rosa-sinensis), observándose que, a diferencias de otros forrajes, los parámetros de calidad no presentan una disminución drástica a medida que se aumenta la edad de rebrote, con las frecuencias estudiadas.