984 resultados para Carcinoma da mama


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Il carcinoma squamoso orale (CSO) è spesso preceduto da lesioni definite potenzialmente maligne tra cui la leucoplachia e il lichen ma una diagnosi precoce avviene ancora oggi in meno della metà dei casi. Inoltre spesso un paziente trattato per CSO svilupperà secondi tumori. Scopo del lavoro di ricerca è stato: 1) Studiare, mediante metodica di next generation sequencing, lo stato di metilazione di un gruppo di geni a partire da prelievi brushing del cavo orale al fine di identificare CSO o lesioni ad alto rischio di trasformazione maligna. 2) Valurare la relazione esistente tra sovraespressione di p16INK4A e presenza di HPV in 35 pazienti affetti da lichen 3) Valutare la presenza di marker istopatologici predittivi di comparsa di seconde manifestazioni tumorali 4) valutare la relazione clonale tra tumore primitivo e metastasi linfonodale in 8 pazienti mediante 2 metodiche di clonalità differenti: l’analisi di mtDNA e delle mutazioni del gene TP53. I risultati hanno mostrato: 1) i geni ZAP70 e GP1BB hanno presentato un alterato stato di metilazione rispettivamente nel 100% e nel 90,9% di CSO e lesioni ad alto rischio, mentre non sono risultati metilati nei controlli sani; ipotizzando un ruolo come potenziali marcatori per la diagnosi precoce nel CSO. 2)Una sovraespressione di p16INK4A è risultata in 26/35 pazienti affetti da lichen ma HPV-DNA è stato identificato in soli 4 campioni. Nessuna relazione sembra essere tra sovraespressione di p16INK4A e virus HPV. 3)L’invasione perineurale è risultato un marker predittivo della comparsa di recidiva locale e metastasi linfonodale, mentre lo stato dei margini chirurgici si è rilevato un fattore predittivo per la comparsa di secondi tumori primitivi 4) Un totale accordo nei risultati c’è stato tra analisi di mtDNA e analisi di TP53 e le due metodiche hanno identificato la presenza di 4 metastasi linfonodali non clonalmente correlate al tumore primitivo.

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Il carcinoma a cellule basali (BCC) costituisce l'80 peercento dei tumori cutanei non-melanoma, rappresentando dunque il tumore maligno della cute più frequente nella popolazione generale. Tuttavia, non esistono ad oggi studi epidemiologici ampi ed approfonditi condotti su scala nazionale su questo tipo di neoplasia, poichè i tumori cutanei non-melanoma sono esclusi dal registro statistico dei tumori. A tale scopo presso la Dermatologia dell'Università di Bologna sono stati raccolti di tutti i casi di carcinoma basocellulare osservati dal 1 gennaio 1990 sino al 31 dicembre 2014, e sono stati rielaborati statisticamente. Il criterio di inclusione adottato è stato la positività per BCC all’esame istologico, sia in caso di biopsia semplice, sia in caso di asportazione radicale. Il progetto è stato svolto presso l’ambulatorio di chirurgia oncologica della nostra UO, così come il follow-up dei pazienti nei casi di recidività multiple o di comparsa di nuovi tumori cutanei. Ad oggi, tale neoplasia è risultata essere quella di più frequente osservazione nella Unità Operativa di Dermatologia dell’Università di Bologna. Non solo, la nostra casistica rimane quella più numerosa fino ad ora riportata in tutta Italia negli ultimi 24 anni.

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Il presente lavoro di tesi ha l’obiettivo di sviluppare uno strumento di aiuto alla diagnosi tumorale basato sull’analisi dell’impedenza a diverse frequenze. L’impedenza di un tessuto è intesa come l’opposizione che esso offre nell’essere attraversato da un’eccitazione in corrente o in tensione, pertanto lo strumento prevede l’applicazione di una tensione mediante elettrodi e la conseguente lettura della corrente. Da un’analisi delle tecniche utilizzate per individuare l’impedenza si è scelta un’eccitazione sinusoidale e si è quindi progettata una catena analogica di acquisizione del segnale. Si è utilizzato un microcontrollore per l’elaborazione dei dati e per inserire sistemi di controllo nel circuito . Sono stati realizzati inoltre elettrodi ad hoc per lo strumento al fine di soddisfare esigenze di dimensioni e di adattamento al progetto circuitale. Per validare il dispositivo sono state realizzate prove in laboratorio al fine di ricercare l’accuratezza delle misure, inoltre sono previsti dei test sperimentali su pazienti a breve .

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We performed a histopathologic analysis to assess the extent of the extracapsular extension (ECE) beyond the capsule of metastatic lymph nodes (LN) in head and neck cancer to determine appropriate clinical target volume (CTV) expansions.

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Proteins of the lysyl oxidase (LOX) family are important modulators of the extracellular matrix. However, they have an important role in the tumour development as well as in tumour progression. To evaluate the diagnostic and prognostic value of the LOX protein in oral and oropharyngeal squamous cell carcinoma (OSCC) we performed QRT-PCR and immunohistochemical analysis on two tissue microarrays (622 tissue samples in total). Significantly higher LOX expression was detected in high grade dysplastic oral mucosa as well as in OSCC when compared to normal oral mucosa (P < 0.001). High LOX expression was correlated with clinical TNM stage (P = 0.020), lymph node metastases for the entire cohort (P < 0.001), as well as in the subgroup of small primary tumours (T1/T2, P < 0.001). Moreover, high LOX expression was correlated with poor overall survival (P = 0.004) and disease specific survival (P = 0.037). In a multivariate analysis, high LOX expression was an independent prognostic factor, predicting unfavourable overall survival. In summary, LOX expression is an independent prognostic biomarker and a predictor of lymph node metastasis in OSCC. Moreover, LOX overexpression may be an early phenomenon in the pathogenesis of OSCC and thus an attractive novel target for chemopreventive and therapeutic strategies.

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Small lymph nodes (LN) show evidence of extracapsular extension (ECE) in a significant number of patients. This study was performed to determine the impact of ECE in LN 7 mm as compared with ECE in larger LN.

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BACKGROUND: Carcinoma ex pleomorphic adenoma is exceedingly rare in minor salivary glands of the oral cavity. We present a case of carcinoma ex pleomorphic adenoma (CEPA) of the buccal mucosa in a 47-year-old Turkish patient. The buccal mass was of a size of 1.5 cm located in the left cheek. Pleomorphic adenoma was the tentative diagnosis. METHODS: The tumor was removed under local anesthesia. Histopathologic evaluation revealed a preexisting pleomorphic adenoma associated with adenoid tumor component with tubulo-cystic and papillary or pseudopapillary structures; CEPA was diagnosed. Capsular integrity was incomplete with infiltration by islands of metaplastic/dysplastic epithelium. RESULTS: Secondary surgery of the site was performed. No tumor tissue could be detected in the resection specimen. The patient is free of recurrence since 9 months.

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Inheritance of a mutant allele of the von Hippel-Lindau tumor suppressor gene predisposes affected individuals to develop renal cysts and clear cell renal cell carcinoma. Von Hippel-Lindau gene inactivation in single renal tubular cells has indirectly been showed by immunohistochemical staining for the hypoxia-inducible factor alpha target gene product carbonic anhydrase IX. In this study we were able to show von Hippel-Lindau gene deletion in carbonic anhydrase IX positive nonneoplastic renal tubular cells, in epithelial cells lining renal cysts and in a clear cell renal cell carcinoma of a von Hippel-Lindau patient. This was carried out by means of laser confocal microscopy and immunohistochemistry in combination with fluorescence in situ hybridization. Carbonic anhydrase IX negative normal renal tubular cells carried no von Hippel-Lindau gene deletion. Furthermore, recent studies have indicated that the von Hippel-Lindau gene product is necessary for the maintenance of primary cilia stability in renal epithelial cells and that disruption of the cilia structure by von Hippel-Lindau gene inactivation induces renal cyst formation. In our study, we show a significant shortening of primary cilia in epithelial cells lining renal cysts, whereas, single tubular cells with a von Hippel-Lindau gene deletion display to a far lesser extent signs of cilia shortening. Our in vivo results support a model in which renal cysts represent precursor lesions for clear cell renal cell carcinoma and arise from single renal tubular epithelial cells owing to von Hippel-Lindau gene deletion.

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It is unknown whether sorafenib can be combined with transarterial chemoembolization (TACE) in patients with hepatocellular carcinoma. This study assesses the safety and tolerability of a continuous regimen of sorafenib combined with TACE.

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• To analyse the outcome in selected patients with initially unresectable or minimally metastatic muscle-invasive urothelial bladder cancer who underwent induction chemotherapy (IC) followed by radical cystectomy (RC).

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Sunitinib (SU) is a multitargeted tyrosine kinase inhibitor with antitumor and antiangiogenic activity. The objective of this trial was to demonstrate antitumor activity of continuous SU treatment in patients with hepatocellular carcinoma (HCC).

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This multicenter phase IB/II trial investigated cetuximab added to preoperative chemoradiotherapy for esophageal cancer.

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Please cite this paper as: PTCH promoter methylation at low level in sporadic basal cell carcinoma analysed by three different approaches. Experimental Dermatology 2010. Abstract: Basal cell carcinoma (BCC) is the most common form of skin cancer. Mutations of the PTCH hallmark gene are detected in about 50-60% of BCCs, which raises the question whether other mechanisms such as promoter methylation can inactivate PTCH. Therefore, we performed methylation analysis of the PTCH promoter in a total of 56 BCCs. The sensitivity of three different methods, including direct bisulphite sequencing PCR, MethyLight and high-resolution melting (HRM), was applied and compared. We found that HRM analysis of DNA from fresh tissue [rather than formalin-fixed and paraffin-embedded tissue (FFPE)] was the most sensitive method to detect methylation. Low-level methylation of the PTCH promoter was detected in five out of 16 analysed BCCs (31%) on DNA from fresh tissue but only in two (13%) samples on short-time stored FFPE DNA from the very same tumors. In contrast, we were unable to detect methylation by HRM on long-time stored DNA in any of the remaining 40 BCC samples. Our data suggest that (i) HRM on DNA extracted from fresh tissue is the most sensitive method to detect methylation and (ii) methylation of the PTCH promoter may only play a minor role in BCC carcinogenesis.