799 resultados para Catalase


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Systemic acquired resistance (SAR) is an important component of plant defense against pathogen infection. Accumulation of salicylic acid (SA) is required for the induction of SAR. However, SA is apparently not the translocated signal but is involved in transducing the signal in target tissues. Interestingly, SA accumulation is not required for production and release of the systemic signal. In addition to playing a pivotal role in SAR signal transduction, SA is important in modulating plant susceptibility to pathogen infection and genetic resistance to disease. It has been proposed that SA inhibition of catalase results in H2O2 accumulation and that therefore H2O2 serves as a second messenger in SAR signaling. We find no accumulation of H2O2 in tissues expressing SAR; thus the role of H2O2 in SAR signaling is questionable.

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In aerobic organisms, protection against oxidative damage involves the combined action of highly specialized antioxidant enzymes, such as superoxide dismutase (SOD) and catalase. Here we describe the isolation and characterization of another gene in the yeast Saccharomyces cerevisiae that plays a critical role in detoxification of reactive oxygen species. This gene, named ATX1, was originally isolated by its ability to suppress oxygen toxicity in yeast lacking SOD. ATX1 encodes a 8.2-kDa polypeptide exhibiting significant similarity and identity to various bacterial metal transporters. Potential ATX1 homologues were also identified in multicellular eukaryotes, including the plants Arabidopsis thaliana and Oryza sativa and the nematode Caenorhabditis elegans. In yeast cells, ATX1 evidently acts in the transport and/or partitioning of copper, and this role in copper homeostasis appears to be directly relevant to the ATX1 suppression of oxygen toxicity: ATX1 was incapable of compensating for SOD when cells were depleted of exogenous copper. Strains containing a deletion in the chromosomal ATX1 locus were generated. Loss of ATX1 function rendered both mutant and wild-type SOD strains hypersensitive toward paraquat (a generator of superoxide anion) and was also associated with an increased sensitivity toward hydrogen peroxide. Hence, ATX1 protects cells against the toxicity of both superoxide anion and hydrogen peroxide.

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Helicobacter pylori è un batterio Gram-negativo in grado di colonizzare la mucosa gastrica umana e persistere per l'intero arco della vita dell'ospite. E' associato a patologie gastrointestinali, quali gastrite cronica, ulcere gastriche e duodenali, adenocarcinomi e linfomi gastrici. Si tratta di uno dei patogeni più diffusi, presente in circa metà della popolazione mondiale, e il solo che si è adattato a vivere nell'ambiente ostile dello stomaco umano. Molteplici sono i fattori di virulenza che permettono al batterio la colonizzazione della nicchia gastrica e contribuiscono, anche attraverso l' induzione di una risposta infiammatoria, a profonde modificazioni dell' omeostasi gastrica. Queste ultime si associano, ad esempio, all'iperproduzione di fattori proinfiammatori, ad alterazioni sia della regolazione della secrezione acida gastrica sia del ciclo cellulare e della morte cellulare programmata (apoptosi) delle cellule epiteliali gastriche, a disordini nel metabolismo del ferro e a carenze di elementi essenziali. Studi sulla diversità genetica di H. pylori osservata in ceppi isolati da varie regioni del mondo, dimostrano che tale batterio ha avuto una coevoluzione col genere umano attraverso la storia, ed è verosimile che H. pylori sia stato un costituente del microbiota gastrico per almeno 50.000 anni. Scopo della tesi è stato quello di identificare e caratterizzare proteine importanti per la colonizzazione e l'adattamento di H. pylori alla nicchia gastrica. In particolare gli sforzi si sono concentrati su due proteine periplasmatiche, la prima coinvolta nella difesa antiossidante (l'enzima catalasi-like, HP0485), e la seconda nel trasporto di nutrienti presenti nell'ambiente dello stomaco all'interno della cellula (la componente solubile di un ABC transporter, HP0298). La strategia utilizzata prevede un'analisi bioinformatica preliminare, l'ottenimento del gene per amplificazione, mediante PCR, dal genoma dell'organismo, la costruzione di un vettore per il clonaggio, l'espressione eterologa in E. coli e la successiva purificazione. La proteina così ottenuta viene caratterizzata mediante diverse tecniche, quali spettroscopia UV, dicroismo circolare, gel filtrazione analitica, spettrometria di massa. Il capitolo 1 contiene un'introduzione generale sul batterio, il capitolo 2 e il capitolo 3 descrivono gli studi relativi alle due proteine e sono entrambi suddivisi in un abstract iniziale, un'introduzione, la presentazione dei risultati, la discussione di questi ultimi, i materiali e i metodi utilizzati. La catalasi-like (HP0485) è una proteina periplasmatica con struttura monomerica, appartenente ad una famiglia di enzimi a funzione per la maggior parte sconosciuta, ma evolutivamente correlati alla ben nota catalasi, attore fondamentale nella difesa di H. pylori, grazie alla sua azione specifica di rimozione dell'acqua ossigenata. HP0485, pur conservando il fold catalasico e il legame al cofattore eme, non può compiere la reazione di dismutazione dell'acqua ossigenata; possiede invece un'attività perossidasica ad ampio spettro, essendo in grado di accoppiare la riduzione del perossido di idrogeno all'ossidazione di diversi substrati. Come la catalasi, lavora ad alte concentrazioni di aqua ossigenata e non arriva a saturazione a concentrazioni molto elevate di questo substrato (200 mM); la velocità di reazione catalizzata rimane lineare anche a questi valori, aspetto che la differenzia dalle perossidasi che vengono in genere inattivate da concentrazioni di perossido di idrogeno superiori a 10-50 mM. Queste caratteristiche di versatilità e robustezza suggeriscono che la catalasi-like abbia un ruolo di scavenger dell'acqua ossigenata e probabilmente anche un'altra funzione connessa al suo secondo substrato, ossia l'ossidazione di composti nello spazio periplasmatico cellulare. Oltre alla caratterizzazione dell'attività è descritta anche la presenza di un ponte disolfuro, conservato nelle catalasi-like periplasmatiche, con un ruolo nell'assemblaggio dell'eme per ottenere un enzima attivo e funzionale. La proteina periplasmatica HP0298, componente di un sistema di trasporto ABC, è classificata come trasportatore di dipeptidi e appartiene a una famiglia di proteine in grado di legare diversi substrati, tra cui di- e oligopeptidi, nichel, eme, glutatione. Benchè tutte associate a trasportatori di membrana batterici, queste proteine presentano un dominio di legame al substrato che risulta essere conservato nei domini extracellulari di recettori specifici di mammifero e uomo. Un esempio sono i recettori ionotropici e metabotropici del sistema nervoso. Per caratterizzare questa proteina è stato messo a punto un protocollo di ligand-fishing accoppiato alla spettrometria di massa. La proteina purificata, avente un tag di istidine, è stata incubata con un estratto cellulare di H. pylori per poter interagire con il suo substrato specifico all'interno dell'ambiente naturale in cui avviene il legame. Il complesso proteina-ligando è stato poi purificato per cromatografia di affinità e analizzato mediante HPLC-MS. L'identificazione dei picchi differenziali tra campioni con la proteina e 5 campioni di controllo ha portato alla caratterizzazione di pentapeptidi particolarmente ricchi in aminoacidi idrofobici e con almeno un residuo carico negativamente. Considerando che H. pylori necessita di alcuni aminoacidi essenziali, per la maggior parte idrofobici, e che lo stomaco umano è particolarmente ricco di peptidi prodotti dalla digestione delle proteine introdotte con il cibo, il ruolo fisiologico di HP0298 potrebbe essere l'internalizzazione di peptidi, con caratteristiche specifiche di lunghezza e composizione, che sono naturalmente presenti nella nicchia gastrica.

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Anopheles é o gênero da família Culicidae mais estudado devido sua importância médica. Atualmente o gênero Anopheles compreende 472 espécies válidas que estão divididas em sete subgêneros. Os principais vetores de plasmódio da Malária no Brasil pertencem ao subgênero Nyssorhynchus, que inclui 39 espécies oficialmente reconhecidas e um número crescente de complexos de espécies crípticas que estão distribuídas em três Seções: Myzorhynchella, Albimanus e Argyritarsis. Atualmente a Seção Myzorhynchella é formada por seis espécies: An. lutzii, An. parvus, An. nigritarsis, An. guarani, An. antunesi e An. pristinus. Para o desenvolvimento da análise morfológica, observou-se material-tipo depositado em diferentes coleções, espécimes depositados na coleção entomológica da FSP/USP, além de outros obtidos em coletas realizadas durante o presente estudo em diferentes localidades do Brasil. As análises moleculares foram desenvolvidas a partir de espécimes obtidos nas coletas. Revisão taxonômica da Seção Myzorhynchella é apresentada, incluindo-se descrições de quatro novas espécies e redescrições das demais, informações sobre bionomia, importância médica, caracterização molecular, distribuição geográfica, estado de preservação do material-tipo, além de chaves de identificação de adultos, larva de quarto estádio e genitália masculina. Os resultados das análises filogenéticas utilizando sequências de ITS2, COI e Catalase indicam a existência de pelo menos doze espécies dentro da Seção Myzorhynchella, os espécimes que vêm sendo identificados como An. antunesi constitui um complexo formado por possíveis cinco espécies e aqueles de An. parvus e An. pristinus também podem representar complexos de espécies. As sequências de ITS2 podem ser utilizadas como marcador diagnóstico para espécies da Seção Myzorhynchella. Contudo, o estudo ainda demonstra que pouco se conhece sobre a diversidade de espécies de Anopheles que ocorrem em ambientes onde a malária ocorre em baixa endemicidade. Pelo número de espécies novas encontradas e pela escassez de trabalhos com espécies da Seção, fica evidente a necessidade de mais estudos.

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Atualmente, o Brasil é o maior produtor de cana-de-açúcar (Saccharum ssp.), no qual o estado de São Paulo é responsável por mais de 50% da produção. Esta cultura é hospedeira de diversos patógenos que podem limitar sua produção, dentre os quais se destaca a bactéria Leifsonia xyli subsp. xyli (Lxx), agente causal do raquitismo da soqueira (ratoon stunting disease - RSD). Pouco se sabe sobre a fisiologia deste organismo e quais as estratégias utilizadas por este para colonizar seu hospedeiro. No entanto, sabemos que para infectar e colonizar seus hospedeiros, é necessário que bactérias parasíticas superem estresses de diversas naturezas impostas durante estes processos, como os estresses oxidativo e o osmótico. Neste contexto, os objetivos deste trabalho foram identificar in silico e analisar a expressão in vitro, por qPCR, de genes relacionados a estes dois estresses. Uma análise da sequência do genoma de Lxx identificou 35 genes, sendo 8 relacionados ao estresse oxidativo, 9 relacionados ao estresse osmótico e 11 relacionados a estresse gerais, incluindo um cluster de 6 genes envolvidos na síntese de carotenoides. A expressão destes foi avaliada 60 minutos após exposição a 30mM de H2O2 ou 7% (p/v) de polietilenoglicol 6000 (PEG 6000). Sete genes foram avaliados como normalizadores das reações de qPCR. A quantificação do grau de peroxidação lipídica indicou que ambos os tratamentos resultaram em sensível peroxidação, muito embora o efeito do tratamento com PEG 6000 tenha sido maior do que o tratamento com H2O2. A exposição ao H2O2 aumentou a expressão dos genes katA (catalase), sodA (superóxido dismutase), msrA (Sulfóxido de metionina redutase) e msrB (Sulfóxido de metionina redutase) bem como de todos os genes responsáveis pela síntese de carotenoides. Por outro lado, todos os genes relacionados ao estresse osmótico foram menos expressos na presença deste composto. Já quando a bactéria foi exposta a PEG 6000, o oposto ocorreu, ou seja, os genes relacionados ao estresse osmótico, que são otsA (Trealose-6-fosfato sintase), otsB (Trealose fosfatase), treY (Malto-oligosil trealose sintase), treZ (Malto-oligosil trealose trealoidrolase), treS (Trealose sintase), proX (Proteína de ligamento em substrato, tipo ABC glicina betaína transportadora), proW (Proteína permease, tipo ABC glicina betaína transportadora), proZ (Proteína permease, tipo ABC glicina betaína transportadora) e Naggn (Amidotransferase), além dos genes do cluster carotenoide, foram mais expressos, ao passo que alguns dos genes ligados à resposta ao estresse oxidativo foram menos expressos. Verificou-se também, através de PCR convencional utilizando primers para amplificar as regiões entre os genes carotenoides, que estes são expressos como um RNA policistrônico, constituindo assim um operon. Estes resultados validam predições anteriores baseadas na análise in silico da sequência do genoma de Lxx, confirmando que Lxx possui mecanismos responsivos aos estresses osmótico e oxidativo aos quais é submetida durante o processo de infecção de seu hospedeiro.

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O câncer de mama é o segundo tipo de neoplasia mais prevalente no mundo e o mais comum entre as mulheres. É descrito que o padrão de consumo alimentar materno e paterno está relacionado à suscetibilidade da prole ao desenvolvimento de doenças crônicas não transmissíveis, inclusive o câncer. A amora-preta é uma das frutas com maior conteúdo antioxidante e seus compostos bioativos possuem atividade antioxidante, anticarcinogênica e anti-inflamatória. Sendo assim, o presente trabalho propõe avaliar os efeitos do consumo materno e/ou paterno de extrato de amora-preta (Rubus spp.) na suscetibilidade da prole feminina ao desenvolvimento de neoplasias mamárias quimicamente induzidas. Para tanto, camundongos da linhagem C57BL/6 foram divididos aleatoriamente em 4 grupos: pai amora (PA), mãe amora (MA), pai e mãe amora (PMA) e controle (CTRL). Os pais receberam extrato de amora-preta logo após o desmame durante 8 semanas e as mães receberam o extrato durante a gestação e lactação. O extrato de amora-preta foi administrado na água de beber (0.84g de antocianinas/L) ad libitum. Os pais tratados com extrato de amora apresentaram redução na atividade enzimática da superóxido dismutase (SOD) e da catalase (CAT) no testículo (p<0.05 e p<0.001, respectivamente), aumento na capacidade antioxidante plasmática, na porcentagem de espermatozoides normais e na produção diária de espermatozóides em relação ao grupo controle (p<0.001 para todos). Além disso, os grupos PA, MA e PMA apresentaram aumento na taxa de prenhez (p<0.05) e redução da mortalidade perinatal (p<0.01, p<0.05 e p<0.001, respectivamente). Em relação à prole feminina não submetida à carcinogênese foi observada redução na capacidade antioxidante plasmática nos grupos PA (p<0.001) e MA (p<0.01), enquanto o grupo PMA apresentou aumento nesse parâmetro (p<0.001). No desenvolvimento da glândula mamária, houve aumento do desenvolvimento epitelial nos grupos PA, MA e PMA (p<0.001 para todos), de diferenciação nos grupos MA e PMA (p<0.01 para ambos) e da taxa de apoptose nos grupos MA e PMA (p<0.05), além de redução no número de TEBs nos grupos PA, MA e PMA (p<0.01, p<0.001 e p<0.001, respectivamente). Não foram observadas alterações significativas nas filhas submetidas à indução química da carcinogênese mamária por DMBA. Assim, é possível concluir que apesar de ter alterado o desenvolvimento da glândula mamária, o consumo materno e/ou paterno de extrato de amora-preta não foi capaz de impactar sobre a suscetibilidade da prole feminina à carcinogênese mamária quimicamente induzida.

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Hydrogen peroxide is a substrate or side-product in many enzyme-catalyzed reactions. For example, it is a side-product of oxidases, resulting from the re-oxidation of FAD with molecular oxygen, and it is a substrate for peroxidases and other enzymes. However, hydrogen peroxide is able to chemically modify the peptide core of the enzymes it interacts with, and also to produce the oxidation of some cofactors and prostetic groups (e.g., the hemo group). Thus, the development of strategies that may permit to increase the stability of enzymes in the presence of this deleterious reagent is an interesting target. This enhancement in enzyme stability has been attempted following almost all available strategies: site-directed mutagenesis (eliminating the most reactive moieties), medium engineering (using stabilizers), immobilization and chemical modification (trying to generate hydrophobic environments surrounding the enzyme, to confer higher rigidity to the protein or to generate oxidation-resistant groups), or the use of systems capable of decomposing hydrogen peroxide under very mild conditions. If hydrogen peroxide is just a side-product, its immediate removal has been reported to be the best solution. In some cases, when hydrogen peroxide is the substrate and its decomposition is not a sensible solution, researchers coupled one enzyme generating hydrogen peroxide “in situ” to the target enzyme resulting in a continuous supply of this reagent at low concentrations thus preventing enzyme inactivation. This review will focus on the general role of hydrogen peroxide in biocatalysis, the main mechanisms of enzyme inactivation produced by this reactive and the different strategies used to prevent enzyme inactivation caused by this “dangerous liaison”.

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Tese de mestrado em Microbiologia Aplicada, apresentada à Universidade de Lisboa, através da Faculdade de Ciências, 2016

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Over the last years, the hive products such as propolis and pollen have been highlighted due to their potential health benefits, including antioxidant abilities that have been correlated with their content in phenolic compounds. Regardless of the several factors that may affect propolis and pollen antioxidant activity, these products have been shown to possess, either through the use of in vitro or in vivo models, important features concerning the modulation of cellular oxidative stress caused by environmental factors (e.g. UV-light), metals, pesticides and other xenobiotics. This modulatory effect focus not only on the capture of radicals that these elements might eventually generate, but also by the activation of cellular antioxidant mechanisms such as enzymatic antioxidants or by modifying gene expression patterns. Although the mechanisms behind these responses are not fully known, it has been showed that caffeic acid phenethyl ester, pinocembrin and chrisin are some of the compounds responsible for some of these responses. Taking into account the gathered results, propolis and pollen can be viewed as potential agents in the re-stabilization of cellular oxidative imbalance and in the prevention of oxidative stress related diseases.

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Defenses against oxidative stress are crucial for the survival of the pathogens Neisseria meningitidis and Neisseria gonorrhoeae. An Mn(II) uptake system is involved in manganese (Mn)-dependent resistance to superoxide radicals in N. gonorrhoeae. Here, we show that accumulation of Mn also confers resistance to hydrogen peroxide killing via a catalase-independent mechanism. An mntC mutant of N. meningitidis is susceptible to oxidative killing, but supplementation of growth media with Mn does not enhance the organism's resistance to oxidative killing. N. meningitidis is able to grow in the presence of millimolar levels of Mn ion, in contrast to N. gonorrhoeae, whose growth is retarded at Mn concentrations >100 mumol/L, indicating that Mn homeostasis in the 2 species is probably quite different. N. meningitidis superoxide dismutase B plays a role in protection against oxidative killing. However, a sodC mutant of N. meningitidis is no more sensitive to oxidative killing than is the wild type. A cytochrome c peroxidase (Ccp) is present in N. gonorrhoeae but not in N. meningitidis. Investigations of a ccp mutant revealed a role for Ccp in protection against hydrogen peroxide killing. These differences in oxidative defenses in the pathogenic Neisseria are most likely a result of their localization in different ecological niches.

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1 The aim was to test the hypothesis that nitric oxide ( NO) donor drugs can inhibit the 5-hydroxytryptamine (5-HT) transporter, SERT. 2 The NO donors, MAHMA/NO ( a NONOate; (Z)-1-[N-methyl-N-[6-(N-methylammoniohexyl)amino]]diazen- 1-ium-1,2-diolate), SIN-1 ( a sydnonimine; 5-amino-3-(4-morpholinyl)-1,2,3-oxadiazolium chloride), FK409 ( an oxime; (+/-)-(4-ethyl-2E-(hydroxyimino)-5-nitro-3E-hexenamide)) and peroxynitrite, but not Angeli's salt ( source of nitroxyl anion) or sodium nitrite, caused concentration-dependent inhibition of the specific uptake of [H-3]- 5-HT in COS-7 cells expressing human SERT. 3 Superoxide dismutase (150 U ml(-1)) plus catalase ( 1200 U ml(-1)), used to remove superoxide and hence prevent peroxynitrite formation, prevented the inhibitory effect of SIN-1 ( which generates superoxide) but not of MAHMA/NO or FK409. 4 The inhibitory effects of the NO donors were not affected by the free radical scavenger, hydroxocobalamin (1 mM) or the guanylate cyclase inhibitor, ODQ (1H-[ 1,2,4] oxadiazolo[4,3-a] quinoxalin-1-one; 3 muM). 5 L-Cysteine ( 1 mM; source of excess thiol residues) abolished or markedly reduced the inhibitory effects of MAHMA/NO, SIN-1, FK409 and peroxynitrite. 6 It is concluded that inhibition of SERT by the NO donors cannot be attributed exclusively to NO free radical nor to nitroxyl anion. It does not involve guanosine-3',5'-cyclic monophosphate, but may involve nitrosation of cysteine residues on the SERT protein. Peroxynitrite mediates the effect of SIN-1, but not the other drugs. 7 Data in mice with hypoxic pulmonary hypertension suggest that SERT inhibitors may attenuate pulmonary vascular remodelling. Thus, NO donors may be useful in pulmonary hypertension, not only as vasodilators, but also because they inhibit SERT, provided they display this effect in vivo at appropriate doses.

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A mild degree of undernutrition brought about by restricting the amount of food in the diet is known to alter the life span of an animal. It has been hypothesised that this may be related to the effects of undernutrition on an animals anti-oxidant defense system. We have therefore, used real-time PCR (rt-PCR) techniques to determine the levels of mRNA expression for manganese superoxide dismutase (MnSOD), copper/zinc superoxide dismutase (Cu/ZnSOD), glutathione peroxidase 1 (GPx 1) and catalase in the brains of Quackenbush mice undernourished from conception until 21-post-natal days of age. It was found that 21- and 61-day-old undernourished mice had a deficit in the expression of Cu/ZnSOD in both the cerebellum and forebrain regions compared to age-matched controls. The expression of MnSOD was found to be greater in the cerebellum, but not the forebrain region, of 21-day-old undernourished mice. There were no significant differences in the expression of GPx 1 and catalase between control and undernourished or previously undernourished mice. Our results confirm that undernutrition during the early life of a mouse may disrupt some of the enzymes involved in the anti-oxidant defense systems.

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Cyclosporine A-treated transplant recipients develop pronounced cardiovascular disease and have increased oxidative stress and altered antioxidant capacity in erythrocytes and plasma. These experiments investigated the time-course of cyclosporine A-induced changes to redox balance in plasma and erythrocytes. Rats were randomly assigned to either a control or cyclosporine A-treated group. Treatment animals received 25 mg/kg of cyclosporine A via intraperitoneal injection for either 7 days or a single dose. Control rats were injected with the same volume of the vehicle. Three hours after the final injections, plasma was analysed for total antioxidant status, a-tocopherol, malondialdehyde, and creatinine. Erythrocytes were analysed for reduced glutathione (GSH), alpha-tocopherol, methaemoglobin, malondialdehyde, and the activities of superoxide dismutase, catalase, GSH peroxidase, and glucose-6-phosphate dehydrogenase (G6PD). Cyclosporine A administration for 7 days resulted in a significant increase (P < 0.05) in plasma malondialdehyde, methaemoglobin, and superoxide dismutase and catalase activities. There was a significant decrease (P < 0.05) in erythrocyte GSH concentration and G6PD activity in cyclosporine A animals. There were no significant differences (P > 0.05) between groups following a single dose of cyclosporine A in any of the measures. In summary, cyclosporine A alters erythrocyte redox balance after 7 days administration, but not after a single dose.

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Organ transplant recipients develop pronounced cardiovascular disease, and decreased antioxidant capacity in plasma and erythrocytes is associated with the pathogenesis of this disease. These experiments tested the hypothesis that the immunosuppressant cyclosporine A (CsA) alters erythrocyte redox balance and reduces plasma antioxidant capacity. Female Sprague-Dawley rats were randomly assigned to a control or CsA treated group. Treatment animals received 25 mg/kg/day of CsA via intraperitoneal injection for 18 days. Control rats were injected with the same volume of the vehicle. Three hours after the final CsA injection, rats were exsanguinated and plasma analysed for total antioxidant status (TAS), alpha-tocopherol, malondialdehyde (MDA), and creatinine. Erythrocytes were analysed for superoxide dismutase (SOD), catalase (CAT), glutathione peroxidase (GPX) and glucose-6-phosphate dehydrogenase (G6PD) activities, alpha-tocopherol, and MDA. CsA administration resulted in a significant (P < 0.05) decrease in plasma TAS and significant increases (P < 0.05) in plasma creatinine and MDA. Erythrocyte CAT was significantly (P < 0.05) increased in CsA treated rats compared to controls. There were no significant differences (P > 0.05) in erythrocyte SOD, GPX, G6PD, alpha-tocopherol or MDA between groups. In summary, CsA alters erythrocyte antioxidant defence and decreases plasma total antioxidant capacity.