7 resultados para Caregivers

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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It is believed that the way of being and the communicative-relational skills of every individual have multifactorial origins, including the quality of primary relationships with caregivers. For some time, the need for health care professionals to possess specific communicative and interpersonal skills has been highlighted. To the degree course in Nursing, like to all other degree programs related to health, access is granted to students who have large individual differences, both in terms of personality, and in terms of relational skills. Each academic year, therefore, the people responsible for the didactic organization of every course, are faced with having to prepare a training plan capable of addressing communicative-relational aspects and, at the same time, of being adequate to the real attitudes of incoming students. Thus, the need for appropriate tools for measuring the personological and vocational traits considered specific to health professions was born. This study has a twofold objective. On one hand, it aims at selecting a battery of psychological tests to detect psychological and attitudinal patterns, to facilitate the coordinators of graduate courses in their didactic organization and planning of educational training; on the other hand, it seeks to assess the correlations between communicative-relational skills (Relational-Communicative style, according to the model of patient-centered medicine-TRS) (Mucchielli’s Test of Spontaneous Attitudes – usual kind of attitude in dual relationships), personality traits (Alexithymia), styles of attachment to parental figures (PBI), and the capability of recognizing facial emotions, in a sample of students enrolled in the first year of a degree in Nursing.

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Le patologie di pertinenza odontostomatologica in pazienti adulti istituzionalizzati affetti da disabilità neuropsichiatrica presentano un’alta prevalenza; scopo del presente lavoro è stato la valutazione della prevalenza di carie (DMFT, SIC) e lo stato di igiene orale (OHI-S) in un gruppo di 103 (72 maschi, 31 femmine, età media 51) pazienti degli Istituti del P.O. Corberi e della RSD Beato Papa Giovanni XIII di Limbiate (MB). E’ stato valutata la collaborazione alla visita con la scala di Frankl, si è definito lo stato funzionale del paziente, in base alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) e si è valutata con un questionario la motivazione degli operatori sanitari a stili di salute orale. Lo studio ha evidenziato un DMFT medio pari a 16,14 e SIC pari a 23,8, valori non correlabili con l'età del soggetto. L’OHI-S medio è pari a 3,46, dato che si presenza correlato con il tempo intercorso dall’ultima visita odontoiatrica. Dal confronto con un gruppo di soggetti sani della stessa età risultano significativamente più elevati i valori della componente (M) e (F) del DMFT e di tutte le componenti dell’OHI-S. Il campione è stato diviso in due gruppi a seconda della loro pregressa collaborazione al trattamento odontoiatrico e sono stati confrontati i dati ricavati dalla checklist ICF. Il gruppo collaborante ha mostrato livelli di funzionalità superiori per quanto riguarda le capacità di osservare, parlare e l’assistenza personale. Dalle risposte del personale socio-sanitario ermerge scarsa informazione sulle tecniche di igiene orale domiciliare quotidiana del paziente assistito. I risultati di questo studio confermano l'alta prevalenza di carie e scarsa igiene orale in soggetti istituzionalizzati con disabilità neuropsichiatrica. L'ICF si è dimostrata una utile guida per la valutazione dell�approccio comportamentale più idoneo in fase di trattamento. Infine, si evidenzia l’importanza di una formazione continua degli operatori socio-sanitari.

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La Fondazione ANT rappresenta una delle più ampie esperienze al mondo di assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai malati di tumore, tramite équipe di specialisti costituite da medici, psicologi e infermieri. La patologia oncologica ha un enorme impatto sul benessere dei pazienti. Un modo per raggruppare i diversi sintomi di disagio psicologico è utilizzare il concetto di distress, che sarebbe importante monitorare in modo semplice e veloce. Primo studio: 66 pazienti oncologici (40% uomini; età media 54 anni) in cure palliative domiciliari. Il 79% dei pazienti ha mostrato livelli clinicamente significativi di distress. Il 55% dei partecipanti allo studio ha riportato alti livelli di ansia, e l'81% dei pazienti ha riportato alti livelli di depressione. Dall'analisi delle curve ROC il singolo item del Distress Thermometer, con un cut-off maggiore o uguale a 4, è stato in grado di rilevare il 97% dei soggetti con punteggi clinici di ansia e depressione, quindi può essere utilizzato anche come uno strumento di screening precoce rapido ed affidabile per i disturbi dell'umore. I familiari sono la prima risorsa dei malati di tumore, e l'identificazione dei loro bisogni è utile per individuare chi ha maggiore necessità di aiuto ed in quali aree. Secondo studio: 115 caregiver di pazienti oncologici (37% uomini; età media 52 anni). Di seguito i bisogni più frequenti. Salute psicofisica: “preoccupazioni circa il/la paziente” (72%), ansia (53%) e rabbia (52%). Informazioni: “come prendersi cura del paziente” (64%), “terapie alternative e/o complementari” (64%) e “come gestire lo stress” (57%). Servizi e strutture sanitarie: “un operatore di riferimento”, (65%), “cure infermieristiche a domicilio” (62%), “indicazioni su servizi ospedalieri” (57%), ed “assistenza per caregiver, ad esempio consulenza psicologica” (55%). Il monitoraggio dei bisogni consentirebbe un'ottimizzazione dell'assistenza, prevenendo situazioni che potrebbero compromettere il benessere della famiglia e la qualità dell'assistenza fornita al paziente.

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La formazione, in ambito sanitario, è considerata una grande leva di orientamento dei comportamenti, ma la metodologia tradizionale di formazione frontale non è la più efficace, in particolare nella formazione continua o “long-life education”. L’obiettivo primario della tesi è verificare se l’utilizzo della metodologia dello “studio di caso”, di norma utilizzata nella ricerca empirica, può favorire, nel personale sanitario, l’apprendimento di metodi e strumenti di tipo organizzativo-gestionale, partendo dalla descrizione di processi, decisioni, risultati conseguiti in contesti reali. Sono stati progettati e realizzati 4 studi di caso con metodologia descrittiva, tre nell’Azienda USL di Piacenza e uno nell’Azienda USL di Bologna, con oggetti di studio differenti: la continuità di cura in una coorte di pazienti con stroke e l’utilizzo di strumenti di monitoraggio delle condizioni di autonomia; l’adozione di un approccio “patient-centred” nella presa in carico domiciliare di una persona con BPCO e il suo caregiver; la percezione che caregiver e Medici di Medicina Generale o altri professionisti hanno della rete aziendale Demenze e Alzheimer; la ricaduta della formazione di Pediatri di Libera Scelta sull’attività clinica. I casi di studio sono stati corredati da note di indirizzo per i docenti e sono stati sottoposti a quattro referee per la valutazione dei contenuti e della metodologia. Il secondo caso è stato somministrato a 130 professionisti sanitari all’interno di percorso di valutazione delle competenze e dei potenziali realizzato nell’AUSL di Bologna. I referee hanno commentato i casi e gli strumenti di lettura organizzativa, sottolineando la fruibilità, approvando la metodologia utilizzata, la coniugazione tra ambiti clinico-assistenziali e organizzativi, e le teaching note. Alla fine di ogni caso è presente la valutazione di ogni referee.

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L’abuso dell’anziano è una condizione estremamente diffusa e ha un grande costo umano e finanziario. La dimensione reale del problema del maltrattamento dell’anziano non è stata correttamente definita, in particolare i casi segnalati ufficialmente di abuso sono solo la "punta dell'iceberg". In questi anni il problema è stato riconosciuto a livello internazionale come un fenomeno comune, che viene sottostimato e degno di attenzione da parte della comunità scientifica. In Italia non ci sono molti dati, la prevalenza degli abusi e maltrattamenti può essere circa il 5% e il problema è ampiamente sottovalutato, perché sono scarse le segnalazioni di abusi. Le evidenze disponibili dimostrano che l'abuso sugli anziani in Italia costituisce una questione pubblica, tuttavia, la legislazione e le politiche per affrontare il fenomeno sono scarse, riflettendo la mancanza di una strategia nazionale coerente e globale. Il codice civile italiano non contiene alcun riferimento esplicito a persone anziane, e pochi sono anche gli articoli del codice penale che riguardano le persone anziane. Gli articoli più rilevanti interessate sono le seguenti: art. 572: "Maltrattamenti contro familiari e conviventi" e art. 643: "circonvenzione di persone incapaci". Il presente studio ha lo scopo di analizzare la situazione attuale del fenomeno nel nostro Paese, al fine di valutare la dimensione del problema e le relazioni di abuso e maltrattamenti tra vittime, caregiver e operatori sanitari alle autorità.

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The general aim of this dissertation was to uncover the association between psychosocial factors and rehabilitation outcome after stroke. METHOD. A sample of patients with stroke (n=40) and their caregivers (n=36) were assessed at admission to and six months after discharge from rehabilitation hospital, using the following instruments: Structured Clinical Interview for DSM-IV, structured interview based on Diagnostic Criteria for Psychosomatic Research, Symptom Questionnaire, Psychosocial Index, Psychological Well-Being Scales, and Family Assessment Device. 40 subjects from the general population underwent the same psychological assessment. In addition, patients' functional status was measured using the Functional Independence Measure. RESULTS. Stroke survivors reported lower education and higher alcohol consumption than controls. No significant differences emerged between the two groups in the prevalence of psychiatric diagnoses or psychosomatic syndromes, however patients reported significantly higher levels of anxiety, depression, somatic symptoms, and lower autonomy than controls. Caregivers reported significantly higher scores in anxiety, depression, and somatic symptoms compared to normative data, while no impairments emerged in psychological well-being and family functioning. At six-month follow-up, in patients a significant decrease in smoking habit and an increase in DSM diagnoses were reported. Both stroke survivors and caregivers showed significant reductions in anxiety, with patients displaying also a decrease in somatic symptoms, an increase in stress and a deterioration in quality of life. Significant deteriorations in several aspects of family functioning was perceived only by patients. An association between patients' functional recovery in the cognitive domain and family behavior control emerged. For caregivers, family functioning significantly predicted hostility and somatic symptoms were associated with family affective involvement. CONCLUSIONS. These data highlight the utility in the Italian setting of the adoption of a psychosocial assessment and a family-systems approach in stroke rehabilitation, in order to development interventions properly targeted to the characteristics of patients and their family members.

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Chromosomal and genetic syndromes are frequently associated with dental and cranio-facial alterations. The aim of our study is to identify and describe the dental and craniofacial alterations typical of six genetic and chromosomal syndromes examined. Materials and Methods- A dental visit was performed to 195 patients referred from Sant’Orsola Hospital of Bologna, University of Bologna, to Service of Special Need Dentistry, Dental Clinic, Department of Biomedical and Neuromotor Science, University of Bologna. The patients recruited were 137 females and 58 males, in an age range of 3-49 years (mean age of 13.8±7.4). The total sample consisted of subjects affected with Down Syndrome (n=133), Familiar Hypophosphatemic Ricket (n=10), Muscular Dystrophies (n=12), Noonan Syndrome (n=13), Turner Syndrome (n=17), Williams Syndrome(n=10). A questionnaire regarding detailed medical and dental history, oral health and dietary habits, was filled by parents/caregivers, or patients themselves when possible. The intra-oral and extra-oral examination valued the presence of facial asymmetries, oral habits, dental and skeletal malocclusions, dental formula, dental anomalies, Plaque Index (Silness&LÖe Index), caries prevalence (dmft/DMFT index), gingivitis and periodontal disease, and mucosal lesions. Radiographic examinations (Intraoral radiographies, Orthopanoramic, Skull teleradiography) were executed according to patient’s age and treatment planning. A review of literature about each syndrome and its dental and cranio-facial characteristics and about caries, hygiene status and malocclusion prevalence on syndromic and non-syndromic population was performed. Results - The data of all the patients were collected in the “Data Collection Tables” created for each syndrome. General anamnesis information, oral hygiene habits and dmft/DMFT, PI, malocclusion prevalence were calculated and compared to syndromic and non-syndromic population results found in literature. Discussions and conclusions - Guidelines of Special Care dentistry were indicated for each syndrome, in relation to each syndrome features and individual patient characteristics.